Ray Dalio e i suoi principi per affrontare il nuovo ordine mondiale

Ray Dalio ed i suoi principi per affrontare il nuovo ordine mondiale

Il mondo è in continuo cambiamento. Per rendersene conto basta uscire dalla quotidianità e guardare ad un orizzonte un po’ più ampio. Ad esempio, nel 2000 l’Italia rappresentava il 3,4% del PIL mondiale. In soli vent’anni, nel 2020, questo numero è sceso al 2,2%. Ci sono diverse ragioni alle quali è dovuto questo declino, da un lato la crescita di tanti paesi in via di sviluppo che negli ultimi anni hanno ridotto il divario con l’occidente e dall’altro la scarsa competitività e produttività italiana. Rappresentando una percentuale minore del PIL mondiale, abbiamo non solo perso peso a livello economico ma anche rilevanza a livello politico.

Nel 2021, Ray Dalio (famoso investitore americano, fondatore dell’hedge fund Bridgewater Associates) ha pubblicato un nuovo libro, “I principi per affrontare il nuovo ordine mondiale. Dal trionfo alla caduta delle nazioni”. In questo libro, che ha riscosso un notevole successo, Dalio parla dei principi che lo guidano per comprendere ciò che succede oggi nel mondo e prevedere cosa succederà in futuro. Per chi volesse, Dalio ha pubblicato anche una versione video molto ben fatta, in cui riassume i concetti presentati nel libro in appena 45 minuti.

In questo articolo andremo a vedere quali sono le fasi che formano un ciclo secondo Dalio e come analizzare lo stato di salute di una potenza mondiale per capire in che fase del ciclo si trova.

Cosa si intende per ordine mondiale?

Secondo Dalio, un nuovo ordine mondiale emerge solitamente alla fine di un conflitto dal quale alcuni paesi escono vincitori ed altri sconfitti.

L’ordine mondiale attuale ha avuto inizio nel 1945, alla fine della Seconda guerra mondiale. Dopo aver vinto la guerra, gli Stati Uniti sono diventati la potenza mondiale leader e, attraverso vari trattati, hanno definito le regole del nuovo ordine mondiale. Gli accordi di Bretton Woods imposero che qualsiasi paese accettasse il cambio della propria moneta con i dollari americani e che il dollaro fosse l’unica moneta obbligatoria delle transazioni internazionali. In questo modo il dollaro è diventato la valuta di riserva mondiale.

Ogni ordine mondiale è caratterizzato da un paese dominante, una serie di alleati ed altri paesi “antagonisti”. Negli ultimi cinquecento anni ci sono stati diversi cicli in cui varie nazioni hanno avuto periodi di ascesa seguiti da fasi di declino. Tra le principali potenze mondiali che si sono avvicendate negli ultimi secoli ci sono l’Olanda, la Gran Bretagna, gli Stati Uniti (ancora leader, ma in fase calante) e la Cina (in ascesa).

Questi cicli durano dai cento ai duecento anni ciascuno e si sovrappongono parzialmente, con un periodo di transizione di dieci o vent’anni da un ciclo ad un altro. I periodi di transizione sono caratterizzati da forti tensioni e conflitti, dato che di solito la potenza declinante non cede lo scettro senza combattere.

Le tre fasi di un ciclo

Studiare il passato per prevedere il futuro. Utilizzando questo principio, Dalio ha studiato i cicli economici degli ultimi 500 anni per capire cosa abbiano in comune. Studiando la bolla degli anni Venti del Novecento (che ha portato alla crisi del 1929), nel 2008 Dalio è riuscito a capire cosa stesse succedendo nel mercato immobiliare e ad anticipare lo scoppio della bolla.

Il ciclo di un ordine mondiale si divide in tre fasi: ascesa, apice e declino.

L’ascesa

Alla fine di una guerra emerge un vincitore e si dà inizio ad un nuovo ciclo. Questo periodo è caratterizzato da pace e prosperità, poiché nessuno vuole sfidare il leader nel periodo di sua massima forza. Nella fase di ascesa, la potenza mondiale ha un buon sistema d’istruzione ed i suoi cittadini hanno un’alta dedizione al lavoro. La corruzione è bassa e la gente si unisce per il successo della causa comune.

Un’istruzione di qualità porta ad innovazioni tecnologiche. Un paese innovativo riesce ad essere competitivo su scala mondiale, riuscendo ad ottenere una crescente quota del commercio globale.

I profitti generati dal commercio con l’estero, se usati bene, creano un circolo virtuoso venendo reinvestiti in istruzione, ricerca ed innovazione.

Nella maggior parte dei casi, queste potenze utilizzano un sistema capitalistico per far funzionare la loro economia: i capitali vengono raccolti dalle banche e distribuiti per finanziare le idee degli imprenditori. Per distribuire i capitali in modo efficiente dai risparmiatori agli imprenditori serve un mercato dei capitali. Perfino la Cina – governata dal Partito Comunista Cinese – usa una versione del capitalismo nella sua economia.

Quando un paese diventa il più grande “commerciante” a livello mondiale, i paesi stranieri iniziano ad accettare la sua valuta, facendola diventare la valuta di scambio preferita. Inoltre, proprio perché la valuta viene accettata in tutto il mondo, molti paesi iniziano ad utilizzarla per conservare i loro risparmi. In questo modo diventa la valuta di riserva mondiale.

Oggi il dollaro è la valuta di riserva mondiale, anche se l’influenza ed il peso della moneta cinese sono in crescita.

Il fatto che la propria valuta sia la valuta di riserva mondiale permette ad un paese di prendere in prestito tanto denaro a basso costo. Tuttavia, si tratta di un’arma a doppio taglio: da un lato è un grande vantaggio (che gli altri paesi non hanno), dall’altro però può condurre ad un eccesso di debito ed alla formazione di una bolla.

L’apice

Quando un paese diventa più ricco, i suoi prodotti diventano più cari e quindi meno competitivi nel commercio globale. Inoltre, quando le persone diventano più ricche tendono a lavorare meno, preferendo godersi i piaceri della vita. Si tratta spesso di un cambiamento intergenerazionale, che porta anche a mutazioni nei valori sociali e morali delle persone. La gente cresciuta nel benessere è abituata ad avere una vita più facile, il che la rende impreparata ad affrontare eventuali difficoltà.

Una delle caratteristiche del capitalismo è che la ricchezza non è distribuita in modo equo tra tutti i cittadini. Questo fenomeno è particolarmente evidente negli Stati Uniti, dove il 10% della popolazione più ricca controlla il 70% della ricchezza totale. Nel tempo, queste disuguaglianze si accentuano sempre di più, facendo crescere tensioni interne.

Come abbiamo detto, avere la valuta di riserva mondiale permette di prendere in prestito enormi somme di denaro. Nel breve termine questo fa crescere i consumi, ma nel lungo termine può far svalutare la moneta e indebolire l’economia del paese. L’indebitamento eccessivo è uno dei segnali che indicano l’inizio del declino di un paese.

Il declino

Il declino inizia gradualmente in modo quasi impercettibile, per poi accelerare rapidamente. Quando il paese non è più in grado di prendere denaro in prestito per pagare i propri debiti (non trova più creditori) la bolla scoppia e crea una recessione. A questo punto il paese può dichiarare bancarotta o stampare altri soldi. Quando la banca centrale stampa nuova moneta, più denaro entra in circolazione, facendo salire i prezzi dei beni e facendo svalutare ulteriormente la moneta.

In periodi di crisi economica le tensioni all’interno di un paese crescono, facendo emergere il populismo di destra o di sinistra. Questi conflitti interni indeboliscono il paese e lo rendono vulnerabile. In questi momenti una potenza emergente può approfittarne per sfidare lo status quo e cercare di sovvertire l’ordine mondiale. Dopo il conflitto, il nuovo ordine mondiale prende inizio.

Come misurare lo stato di salute di una potenza mondiale?

Ogni ciclo ha molte caratteristiche in comune con quelli del passato, poiché ogni azione viene seguita da una conseguenza più o meno prevedile.

Per capire in che fase di un ciclo ci troviamo e prevedere ciò che succederà possiamo usare otto indicatori che misurano lo stato di salute di una nazione:

  • Qualità del sistema di istruzione
  • Innovazione tecnologica
  • Competitività sui mercati globali
  • Produttività economica
  • Quota del commercio globale
  • Potenza militare
  • Grandezza del mercato finanziario
  • Forza della valuta come valuta di riserva mondiale

Misurando questi indicatori si può capire in quale fase del ciclo ci troviamo. Queste metriche sono connesse tra loro e spesso guardando in che fase si trova una possiamo capire dove si troveranno le altre in futuro. Per esempio, un buon sistema d’istruzione conduce, con un ritardo di qualche anno, ad una maggiore innovazione tecnologica.

Dalio si domanda se ci stiamo avvicinando alla fine del ciclo americano. Gli Stati Uniti hanno un debito pubblico enorme e continuano a farne altro per spendere più di quanto guadagnano. Tuttavia, il dollaro è ancora saldamente la valuta di riserva mondiale.

Una volta entrata nella fase di declino, difficilmente una nazione riuscirà ad invertire la rotta: per farlo, bisognerebbe migliorare lo stato di salute degli indicatori.