Quanto è grande l’economia italiana?

Quanto è grande l'economia italiana

L’Italia è uno dei paesi più sviluppati al mondo. Dal secondo dopoguerra fino alla fine del ventesimo secolo la nostra economia è cresciuta molto, facendo diventare l’Italia una delle potenze mondiali. Negli ultimi vent’anni però la crescita si è fermata. In questo articolo approfondiremo lo stato dell’economia italiana ed evidenzieremo alcune delle ragioni che non ci permettono di crescere come in passato.

Come viene misurata la grandezza di un’economia?

L’indicatore più utilizzato per misurare le dimensioni di un’economia è il Prodotto Interno Lordo (PIL). Il PIL è una grandezza macroeconomica che misura il valore aggregato di tutti i beni e i servizi finali (escludendo i beni intermedi) prodotti in un paese in un dato periodo di tempo (solitamente un anno).

È definito prodotto “interno” perché include tutti i beni ed i servizi prodotti all’interno di un paese, ad inclusione di quelli realizzati da aziende estere che operano sul territorio nazionale. Al contrario, non vengono inclusi nel calcolo del PIL nazionale i prodotti realizzati all’estero da aziende e lavoratori italiani.

Il PIL pro capite indica la quantità di PIL prodotta mediamente da una persona. Il calcolo è molto semplice: basta dividere il PIL di un paese per il numero totale di abitanti, includendo anche chi non lavora. Il PIL pro capite è un indicatore importante perché ci permette di confrontare “ad armi pari” paesi che hanno popolazioni di grandezza diversa.

Un’importante distinzione va fatta tra PIL nominale e PIL reale: il primo viene calcolato usando i prezzi correnti, mentre il secondo tiene conto dell’inflazione, permettendo di fare un confronto alla pari con i periodi precedenti. Ad esempio, se il PIL nominale cresce del 5% in un anno in cui l’inflazione è stata del 2%, il PIL reale è cresciuto del 3% (5%-2%). 

Inoltre, l’utilità del PIL reale sta anche nel fatto che ci permette di confrontare alla pari paesi con costi della vita diversi. Per fare un esempio, supponiamo che il PIL nominale del paese A sia il doppio del paese B. Se la nostra analisi si fermasse qui diremmo che il paese A è più ricco. Guardando un po’ più a fondo, però, notiamo che nel paese A tutti i prodotti ed i servizi costano il doppio del paese B. Il paese A è davvero più ricco? Se guardassimo soltanto il PIL nominale diremmo di sì, ma in verità in termini reali non c’è differenza tra i due paesi.

In questo articolo, dove non specificato ci riferiamo sempre al PIL reale.

L’economia italiana: l’undicesima più grande al mondo

L’Italia è il paese con l’undicesimo PIL più grande al mondo, con circa 2,7 mila miliardi di dollari di PIL annuo. Al primo posto c’è la Cina, che, grazie ad una crescita economica molto elevata, negli ultimi anni ha recuperato parecchio terreno e sorpassato gli Stati Uniti nel 2016.

Classifica PIL reale per paese

Fonte: World Bank, dati del 2021

Se guardiamo il PIL pro capite, invece, la Cina è ancora molto indietro rispetto agli Stati Uniti, nonostante abbia fatto enormi passi in avanti negli ultimi anni. Il PIL pro capite italiano è di circa 46 mila dollari, e ci piazza al trentaduesimo posto al mondo. C’è da dire però che davanti a noi ci sono anche tanti paradisi fiscali (Bermuda, Macao, Isole Cayman, etc.) e paesi con popolazioni molto più piccole della nostra.

Dal 2000 ad oggi, mentre il PIL reale globale si è quasi raddoppiato, l’economia italiana è cresciuta solamente del 5%, che equivale ad una crescita media dello 0,2% annuo. Questa crescita anemica ha fatto perdere rilevanza economica al nostro paese. Infatti, nel 2000 l’Italia rappresentava il 3,4% del PIL mondiale, mentre oggi vale soltanto il 2,2%.

Crescita PIL 2000-2021 indicizzata

Fonte: World Bank

I settori dell’economia italiana

L’attività economica di un paese viene suddivisa solitamente in tre settori: primario, secondario e terziario. I paesi meno sviluppati hanno una dipendenza maggiore dal settore primario, ovvero dall’agricoltura. Man mano che l’economia di un paese cresce, la sua dipendenza dal primario diminuisce e l’industria ed il settore secondario diventano le attività principali. Infine, i paesi più sviluppati ricavano gran parte del loro PIL dal terziario (servizi, turismo, etc.). 

L’Italia è uno dei paesi più sviluppati al mondo ed oltre il 70% del nostro PIL viene generato dal terziario, il 24% dal secondario e soltanto il 2% dal primario. Dal grafico in basso è possibile vedere l’evoluzione della nostra economia negli ultimi sessant’anni.

Economia italiana per settore

Fonte: Italia in dati 


Per maggiori dettagli ed approfondimenti consulta il nostro articolo sui settori trainanti dell’economia italiana.

L’economia italiana per regione

Come è risaputo, le regioni del nord sono quelle che trainano l’economia italiana: il 56% del PIL italiano è generato al nord, il 22% al centro ed il 22% nel mezzogiorno.

La Lombardia genera il 22% del PIL nazionale, avendo soltanto il 17% della popolazione totale. Questo indica che il PIL pro capite lombardo è ben superiore alla media italiana. La quota di PIL prodotto dalle regioni del sud, invece, è inferiore alla loro percentuale di popolazione, il che indica un PIL pro capite al di sotto della media nazionale.

% PIL e popolazione per regione

Fonte: Istat 


Nella classifica del PIL pro capite per regione svetta la Provincia Autonoma di Bolzano, seguita da Trento e dalla Lombardia. Undici regioni hanno un PIL pro capite superiore alla media italiana e tra queste nove sono al nord e due al centro. Le regioni che fanno da fanalino di coda sono la Calabria e la Sicilia.

PIL pro capite nominale per regione

Fonte: Istat

Perché l’economia italiana stenta a crescere?

Quest’analisi ci ha mostrato che l’economia italiana è cresciuta molto poco negli ultimi decenni. Le cause sono di varia natura ed alcune più facili da risolvere rispetto ad altre. Spesso si tratta di problemi che, se non vengono affrontati, anno dopo anno si complicano sempre di più e rendono il nostro paese sempre meno competitivo. Di seguito elenchiamo alcune delle possibili cause:

  • Popolazione in declino: l’Istat prevede che la popolazione italiana possa crollare intorno ai 40 milioni nel 2070, rispetto ai 60 milioni attuali. Questo calo creerà diversi problemi anche al sistema pensionistico pubblico, che si basa sul metodo a ripartizione;
  • Difficoltà nel fare impresa a causa di una burocrazia eccessiva;
  • Mancanza di investimenti in ricerca ed innovazione;
  • Classe politica interessata a massimizzare i risultati nel breve termine per un tornaconto elettorale piuttosto che a pianificare progetti e riforme che portano benefici nel lungo periodo.