Quanto costa un figlio in Italia?

Quanto costa un figlio in Italia?

Uno dei principi base della finanza personale è rappresentato dal prendere decisioni consapevoli. Un figlio rappresenta uno dei passi più importanti delle vite di molti di noi e non sempre tutte le informazioni necessarie sono facilmente reperibili. In questo articolo vedremo che il costo di un bambino dipende innanzitutto dal tenore di vita della famiglia: alcune famiglie possono arrivare a spendere anche oltre 300.000 euro per il loro primogenito.

Il costo dei bambini: stime dal mondo

Le spese necessarie per crescere un bambino variano molto da paese a paese. Chiaramente, avere figli risulta essere molto più economico in paesi dove i salari medi ed il costo della vita sono più bassi. Ad esempio, in base alle statistiche dell’UNICEF, nei paesi in via di sviluppo il costo per crescere un bambino è di circa 900 dollari all’anno, e di circa 16.200 dollari dalla nascita ai 17 anni.
La situazione cambia quando si vanno ad analizzare paesi più ricchi. Nel Regno Unito, si stima che il costo di un bambino dalla nascita ai 21 anni sia pari a 231.843 sterline. Negli Stati Uniti, il Dipartimento dell’Agricoltura fornisce stime basate sul reddito familiare. Nei primi 18 anni di vita, le famiglie meno abbienti tendono a spendere circa 210.000 dollari, mentre quelle più benestanti possono arrivare a spendere anche 450.000 dollari.

Quanto costa un figlio fino a 18 anni in Italia?

Secondo un report del 2011 di Federconsumatori, il costo per crescere un bambino nel nostro paese varia da circa 6.000 fino a 15.000 euro all’anno, a seconda dell’età e del reddito familiare. Chiaramente, questi numeri sono un po’ datati e possono essere quindi visti come stime abbastanza conservative. Inoltre, non vengono considerati eventuali studi universitari (magari da fuori sede) oppure stage poco retribuiti, come purtroppo spesso accade.

Ecco le cifre nel dettaglio:

Quali sono le spese principali per crescere un bambino?

Le voci di spesa maggiori nelle stime riportate finora sono rappresentate dall’alloggio e dal cibo, che ammontano a circa la metà del totale. Altri costi da considerare sono i trasporti, l’istruzione, le spese mediche e il vestiario.

Vi sono anche altre dinamiche da considerare. In primis, le spese tendono ad aumentare con l’età del bambino: gli adolescenti hanno costi più alti per il cibo e anche per i trasporti. Inoltre, le spese per l’educazione dei figli sono soggette a economie di scala: con ogni figlio in più, le spese per ciascun bambino diminuiscono. Infatti, i bambini possono condividere una camera da letto; una famiglia può comprare cibo in quantità maggiori e più economiche; vestiti e giocattoli possono essere riciclati; e i bambini più grandi possono spesso fare da babysitter ai più piccoli.

Quali politiche per la natalità abbiamo in Italia?

La crisi demografica del nostro paese rappresenta un importante problema per il futuro dell’Italia. Per questo motivo, lo stato cerca di incoraggiare i cittadini ad avere figli, ed offre alcuni piccoli aiuti, come ad esempio:

  • Il “premio  alla  nascita” di 800 euro (anche noto come “bonus mamma domani”), corrisposto su domanda della futura madre a partire dal settimo mese di gravidanza;
  • il cosiddetto “bonus bebè”, un assegno mensile destinato alle famiglie, il cui importo varia in base al reddito ed al numero di figli;
  • il “bonus nido”, finalizzato al pagamento delle rette dell’asilo nido.

Va però detto che questi aiuti sono generalmente suscettibili a variazioni di anno in anno: il sito INPS è una fonte affidabile per ottenere informazioni aggiornate.