Dal secondo dopo guerra fino alla fine degli anni Novanta, l’Italia ha attraversato un periodo di grande trasformazione e crescita, che ci ha portato ad essere una delle potenze mondiali dal punto di vista economico. Tuttavia, negli ultimi vent’anni l’Italia ha attraversato più di una crisi economica ed il nostro PIL è rimasto pressoché invariato, mentre il PIL mondiale si è quasi raddoppiato.
In questo articolo analizzeremo la composizione dell’economia italiana per settore e la sua evoluzione nel tempo.
I settori di un’economia
L’economia di un paese può essere suddivisa in tre settori: primario, secondario e terziario.
Il settore primario racchiude agricoltura, allevamento e pesca. Il settore secondario include industria, edilizia e artigianato. Infine, il terziario racchiude tutto il resto, tra cui servizi, finanza, turismo ed economia digitale.
Gran parte degli occupati e del PIL dei paesi poveri o meno sviluppati provengono dal settore primario. Infatti, l’agricoltura è l’attività che ha sostenuto la crescita delle civiltà prima dell’avvento di innovazioni tecnologiche come la rivoluzione industriale.
Man mano che l’economia di un paese inizia a svilupparsi nascono fabbriche ed industrie. La popolazione si trasferisce nei centri urbani alla ricerca di migliori opportunità di lavoro ed abbandona i campi. Inoltre, l’automazione di tanti processi agricoli aumenta la produttività e riduce la richiesta di manodopera in agricoltura. In questo modo, il settore secondario prende il sopravvento sul primario diventando la principale fonte di reddito e di occupazione.
La ricchezza prodotta dal settore secondario crea domanda per servizi, prodotti finanziari e turismo. Inoltre, i paesi più avanzati tendono ad investire di più in ricerca e sviluppo, favorendo l’innovazione e la creazione di attività a più alto valore aggiunto. A questo punto il terziario diventa la principale fonte di ricchezza di un paese.
L’evoluzione di un’economia: l’esempio della Cina
Soffermiamoci un attimo per parlare di un paese che rispecchia benissimo il processo di evoluzione descritto nel paragrafo precedente: la Cina.
La Cina ha aperto la sua economia al resto del mondo alla fine degli anni Settanta, con la riforma economica guidata da Deng Xiaoping. Fino ad allora l’economia cinese era interamente controllata dallo stato, chiusa agli investimenti stranieri e prevalentemente agricola. Nei decenni successivi la Cina è diventata la “fabbrica del mondo” grazie al basso costo della sua manodopera. Ha iniziato con la produzione di beni a basso valore aggiunto, per poi via via passare a prodotti più sofisticati come i computer e i microchip. Anche le aziende cinesi si sono evolute negli ultimi decenni, passando dalla semplice produzione di copie di prodotti occidentali (alcuni lettori ricorderanno il clone cinese della Fiat Panda) allo sviluppo di prodotti e servizi altamente innovativi (TikTok, Alibaba e Xiaomi, per fare alcuni esempi).
Oggi la Cina è leader mondiale in ricerca e sviluppo ed ha quasi sorpassato gli Stati Uniti in intelligenza artificiale. L’industria ed il settore secondario in generale sono ancora oggi molto rilevanti nell’economia cinese, ma il terziario vale già circa il 55% del PIL e continuerà a crescere nei prossimi anni.
L’evoluzione dell’economia italiana
Oggi l’economia italiana è trainata principalmente del settore terziario. Infatti, il terziario vale oltre il 70% del PIL italiano, il secondario poco più del 20% ed il primario soltanto il 2%. Ma non è sempre stato così. Infatti, come vediamo dal grafico in basso, negli ultimi sessant’anni il terziario è diventato sempre più rilevante a discapito del primario e del secondario.
Fonte: Italia in dati
Il livello occupazionale ha seguito un trend simile e per certi versi ancora più marcato. Nel 1960 i lavoratori erano distribuiti in modo pressoché uguale tra i tre settori. Con il passare del tempo, molte attività agricole sono state automatizzate ed il fabbisogno di manodopera è diminuito. Allo stesso tempo, le opportunità di lavoro nel terziario sono aumentate fino ad arrivare ad assorbire tre lavoratori su quattro nel 2020.
Fonte: Italia in dati
L’economia italiana è trainata prevalentemente da piccole e medie imprese, ovvero aziende con meno di 250 dipendenti e €50 milioni di fatturato. Addirittura il 90% delle aziende ha meno di venti dipendenti e soltanto l’1% ne ha più di 250.
Fonte: Istat
Il grafico in basso mostra che le grandi imprese (quelle con più di 250 addetti), nonostante rappresentino soltanto l’1% delle imprese totali, generano il 38% del PIL italiano.
Fonte: Istat
Nei prossimi tre paragrafi andremo ad approfondire – settore per settore – le principali componenti che formano l’economia italiana.
Il settore primario: agricoltura, allevamento e pesca
Secondo dati Istat, nel 2021 il settore primario ha generato il 2% del PIL italiano occupando circa 900.000 persone. Oltre la metà degli occupati si trova al sud e nelle isole. L’agricoltura è un settore che oggi attrae poco i giovani: il lavoratore medio ha intorno ai 45 anni e solo il 22% ha meno di 30 anni.
Il settore secondario: industria, edilizia e artigianato
Il settore secondario vale circa un quarto del PIL nazionale, con oltre quattro milioni di occupati. Entrando più nel dettaglio, l’industria manifatturiera pesa per il 16,9% e l’edilizia per il 5,3%.
In termini di valore aggiunto creato, le voci principali all’interno dell’industria manifatturiera sono la fabbricazione di macchinari, la fabbricazione di altri prodotti in metallo e l’industria alimentare.
Fonte: Istat
Negli ultimi cinque anni, l’industria navale ed aeronautica ha registrato il tasso di crescita più elevato (+53%), mentre la fabbricazione di prodotti in metallo è quella che è cresciuta maggiormente in termini assoluti.
Il settore terziario: servizi, finanza, turismo ed economia digitale
Il terziario domina la nostra economia, creando tre quarti del PIL e dando lavoro a 18,5 milioni di persone. Tra le principali componenti ci sono il commercio, i trasporti e le attività professionali.
Fonte: Istat
Per quanto riguarda il terziario, l’istruzione è cresciuta molto negli ultimi anni (+37%), pur partendo da una base molto piccola. Invece, in termini assoluti, il commercio è di gran lunga il settore che più ha contribuito alla crescita del PIL.
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