Esempi di derivati in finanza

esempi di derivati

Si sente spesso parlare di strumenti derivati sui giornali e in televisione, ma di cosa si tratta esattamente? In questo articolo vedremo alcuni esempi di derivati che sono abbastanza comuni in ambito finanziario.

Prima di iniziare, ricordiamo la definizione di derivato. In finanza, un derivato è uno strumento il cui valore dipende dal valore di un’attività, o asset, sottostante. Gli asset sottostanti più comuni per i derivati sono azioni, obbligazioni, materie prime, valute, tassi d’interesse e indici di mercato. Non tutti i contratti a termine sono regolati alla scadenza con la consegna dell’asset sottostante. Infatti, molti derivati sono regolati in contanti, il che significa che il guadagno o la perdita è semplicemente un flusso di cassa sul conto del trader.

Come spesso accade in ambito finanziario, la definizione non è necessariamente di immediata comprensione. Ciò avviene perché esistono tanti tipi di strumenti derivati. Andiamo a vedere alcuni fra quelli più comuni e cerchiamo di capire come funzionano.

Opzioni

Come spiegato nella nostra Enciclopedia, un’opzione è un contratto che conferisce il diritto, ma non l’obbligo, di acquistare o vendere uno strumento sottostante, ad un prezzo prestabilito ed entro una certa data.

In particolare, le opzioni call danno il diritto a comprare l’asset sottostante, mentre le opzioni put danno il diritto a venderlo.

Opzioni call

In pratica, comprare un’opzione call equivale a scommettere che il prezzo del sottostante salga. Le opzioni call offrono agli acquirenti l’opportunità di ottenere un’esposizione significativa ad un sottostante ad un prezzo relativamente basso (il premio dell’opzione). Se il valore del sottostante aumenta, le opzioni call possono generare guadagni significativi. Ma quando l’opzione call scade senza valore, il compratore perderà il 100% del premio pagato. Il vantaggio dell’acquisto di opzioni call è che il rischio è sempre limitato al premio pagato per l’opzione.

Supponiamo che il prezzo delle azioni Apple sia $110 per azione il 5 agosto 2021. Se pensa che il prezzo continuerà a salire, uno speculatore può comprare un’opzione call per trarne un profitto. In qualsiasi momento vengono offerte sul mercato opzioni con vari prezzi di esercizio e date di scadenza. Questi due fattori influenzano il premio dell’opzione.

Lo speculatore compra un’opzione call con scadenza 15 gennaio 2022 e prezzo di esercizio a $120. Il premio di questo contratto è $8. Il punto di breakeven sarà quindi $128 ($120 + $8). Ciò significa che lo speculatore realizzerà un profitto esercitando l’opzione solo se alla data di scadenza il prezzo delle azioni Apple è maggiore di $128. Ad esempio, se alla data di scadenza il prezzo delle azioni Apple fosse $130, lo speculatore realizzerebbe un profitto di $2. Quando esercitiamo un’opzione call, in pratica, stiamo comprando il sottostante al prezzo di esercizio.

Quando il prezzo del sottostante alla data di scadenza è inferiore al punto di breakeven ma maggiore del prezzo di esercizio, allo speculatore conviene esercitare l’opzione per limitare la perdita. Ad esempio, supponiamo che il prezzo del sottostante sia $125 alla scadenza. Si tratta di un prezzo minore del breakeven ma maggiore del prezzo di esercizio. Esercitando l’opzione lo speculatore compra il sottostante a $120 e lo rivende a $125. Il flusso di cassa complessivo dell’operazione sarà: -$8 + $5 = -$3. In questo caso, esercitando l’opzione si limita la perdita, che altrimenti sarebbe stata dell’intero importo del premio pagato ($8).

Infine, quando il prezzo del sottostante è più basso del prezzo di esercizio non conviene esercitare l’opzione call. La perdita dello speculatore sarà limitata al premio pagato per acquistare l’opzione.

Opzioni put

Che cosa dovrebbe fare invece lo speculatore dell’esempio precedente se pensa che il prezzo delle azioni scenderà nei prossimi mesi? Una possibile strategia è quella di comprare un’opzione put. Andiamo a vedere perché le opzioni put aumentano di valore quando il prezzo del sottostante diminuisce.

Supponiamo nuovamente che il prezzo delle azioni Apple sia $110 per azione il 5 agosto 2021. Questa volta, lo speculatore compra un’opzione put con scadenza 15 gennaio 2022 e prezzo di esercizio di $120. Il premio di questo contratto è $12. Il punto di breakeven sarà quindi $108 ($120 – $12). Ciò significa che lo speculatore realizzerà un profitto esercitando l’opzione solo se alla data di scadenza il prezzo delle azioni Apple è minore di $108. Ad esempio, se alla data di scadenza il prezzo delle azioni Apple fosse $105, lo speculatore realizzerebbe un profitto di $3. Quando esercitiamo un’opzione put, stiamo vendendo il sottostante al prezzo di esercizio.

Quando il prezzo del sottostante alla data di scadenza è superiore al punto di breakeven ma minore del prezzo di esercizio, allo speculatore conviene esercitare l’opzione per limitare la propria perdita. Ad esempio, supponiamo che il prezzo del sottostante alla scadenza sia $115. Si tratta di un prezzo maggiore del breakeven ma minore del prezzo di esercizio. Esercitando l’opzione lo speculatore vende il sottostante a $120 e lo ricompra a $115. Il flusso di cassa complessivo dell’operazione sarà: -$12 + $5 = -$7. In questo caso, esercitando l’opzione si limita la perdita, che altrimenti sarebbe stata dell’intero importo del premio pagato ($12).

Infine, quando il prezzo del sottostante è più alto del prezzo di esercizio non conviene esercitare l’opzione put. La perdita dello speculatore sarà limitata al premio pagato per acquistare l’opzione.

Futures e forward

I futures sono contratti a termine tra due parti per l’acquisto o la vendita di un bene in una data futura ad un prezzo concordato. I futures vengono negoziati in borsa e i contratti sono standardizzati.

Facciamo un esempio per capire meglio come funzionano i futures.

  • Un’azienda avrà bisogno di acquistare un quantitativo di petrolio a breve ed è preoccupata che il prezzo salga prima che abbia bisogno di comprare. Per coprire questo rischio decide di comprare un future (singolare di futures in inglese).
  • Ipotizziamo che il 16 ottobre 2021 l’azienda acquista un future sul petrolio ad un prezzo di 40 dollari al barile che scade il 5 novembre 2021. L’acquisto di un contratto a termine sul petrolio copre il rischio della società perché il venditore del future è obbligato a consegnare il petrolio al prezzo di 40 dollari al barile alla scadenza contratto.
  • Supponiamo che il prezzo del petrolio salga a 50 dollari al barile entro il 5 novembre 2021. L’azienda può accettare la consegna del petrolio dal venditore del contratto a termine oppure, qualora non ne avesse più bisogno, può anche vendere il contratto prima della scadenza e realizzare i profitti.
  • È anche possibile che il venditore o l’acquirente – o entrambi – fossero speculatori con un’opinione divergente sulla direzione del prezzo del petrolio. Se le parti coinvolte nel contratto sono speculatori, è improbabile che essi vogliano ricevere barili di petrolio alla scadenza del contratto. Gli speculatori possono porre fine al loro obbligo di acquistare o consegnare l’asset sottostante chiudendo il proprio contratto future prima della scadenza (cioè comprando o vendendo un contratto di direzione opposta).

I forward sono simili ai futures, ma vengono negoziati nel mercato OTC (over the counter). La principale differenza tra forward e futures è che i forward possono essere personalizzati in base alle esigenze del compratore e del venditore. Mentre i futures hanno solamente certe scadenze specifiche, i forward possono avere qualsiasi data di scadenza. Altri termini che possono essere decisi dalle parti sono la quantità del sottostante ed il processo di liquidazione del derivato.

In quanto contratti OTC, i forward comportano un maggior rischio di controparte sia per gli acquirenti che per i venditori. I rischi di controparte sono una sorta di rischio di credito in quanto l’acquirente o il venditore potrebbero non essere in grado di rispettare gli obblighi previsti dal contratto.

Swap

Gli swap vengono utilizzati spesso per scambiare un certo flusso di cassa con un altro in date certe.

In pratica, un trader può usare uno swap di tasso (interest rate swap) per passare da un prestito a tasso variabile ad un prestito a tasso fisso, o viceversa. Andiamo a vedere un esempio. L’azienda A ha preso in prestito di 1 milione di euro ad un tasso di interesse fisso, ma dato che prevede un calo dei tassi di interesse, vuole passare a un tasso variabile. Al contrario, l’azienda B ha preso in prestito di 1 milione di euro ad un tasso variabile, ma preferirebbe la prevedibilità di un tasso fisso.

Un interest rate swap consente alle due aziende di scambiare i propri tassi d’interesse senza influenzare i loro prestiti e senza coinvolgere le banche che hanno prestato i soldi. Entrambe le aziende continuano a effettuare i pagamenti alle proprie banche. La società A (che ha scambiato il suo tasso fisso con un tasso variabile) deve alla società B il tasso variabile concordato. La società B (che ha scambiato il suo tasso variabile con un tasso fisso) deve alla società A il tasso fisso concordato.

Oltre agli swap di tasso, altri tipi di swap sono i currency swap, gli asset swap ed i credit default swap (CDS).

Perché esistono i derivati? 

I derivati possono essere utilizzati per coprire rischi finanziari (hedging), speculare sul movimento di un asset sottostante, o conseguire un profitto privo di rischio attraverso transazioni combinate sul derivato e sul sottostante (arbitraggio).

L’hedging viene utilizzato spesso da multinazionali che, commerciando in vari paesi, hanno attività e passività denominate in molte valute. Questo espone la società al rischio di cambio, vale a dire il rischio che una valuta si svaluti rispetto ad un’altra e viceversa. Ad esempio, consideriamo un’azienda italiana che esporta i propri prodotti negli Stati Uniti e viene pagata in dollari. Dal momento in cui il contratto di fornitura viene firmato al momento in cui l’azienda viene pagata passano 30 giorni. Se, in quell’arco di tempo, il valore dell’euro aumenta rispetto al dollaro, al momento della conversione l’azienda riceverà meno euro rispetto a quanto atteso originariamente. Ne consegue che in quei 30 giorni l’azienda è esposta al rischio di cambio. Per coprire questo rischio, l’azienda potrebbe acquistare un derivato per assicurarsi uno specifico tasso di cambio ed eliminare l’incertezza.

I derivati vengono anche usati con fini speculativi. Uno speculatore che crede che l’euro si apprezzerà rispetto al dollaro potrebbe trarre profitto utilizzando un derivato che aumenta di valore quando l’euro aumenta di valore.

I derivati sono più rischiosi delle azioni? 

A causa della loro natura complessa, i derivati possono essere strumenti rischiosi se non vengono usati nel modo appropriato. Dato che il loro valore dipende dal valore di un asset sottostante, a volte è difficile capire come calcolare il loro prezzo.

Il rischio di controparte è difficile da prevedere o da valutare. Inoltre, il valore di un derivato dipende anche dalla quantità di tempo rimasto fino alla scadenza, dal costo di detenzione del sottostante e dai tassi d’interesse. Queste variabili rendono difficile la perfetta corrispondenza tra il valore di un derivato e quello del suo sottostante.

Prima di fare trading di derivati, è consigliabile leggere la guida della CONSOB relativa a questi strumenti.