Rientro dei cervelli 2022: vantaggi fiscali per chi torna in Italia

Rientro dei cervelli

Secondo uno studio della Fondazione Migrantes, nel 2019 hanno lasciato l’Italia per espatrio ben 130.936 cittadini, aventi un’età mediana di 30 anni. È un numero che rispecchia la tendenza degli ultimi anni: l’Italia sta continuando a perdere le sue forze più giovani e qualificate, capacità e competenze che vengono messe a disposizione di altri paesi che non solo li valorizzano, ma ne usufruiscono negli anni di maggior produttività. Si tratta spesso di giovani che, dopo essersi laureati in Italia, lasciano il nostro paese alla ricerca di opportunità di lavoro meglio retribuite.

Il legislatore si è accorto di questo fenomeno preoccupante e, nel 2015, ha introdotto un regime fiscale agevolato per i lavoratori che decidano di tornare in Italia dopo un periodo di residenza all’estero.

In questo articolo andiamo a scoprire la normativa per il cosiddetto “rientro dei cervelli” (o “lavoratori impatriati”) e tutti i vantaggi fiscali per chi sceglie di tornare in Italia.

Rientro dei cervelli: le condizioni per ottenere i benefici fiscali

Per ottenere questi benefici fiscali bisogna soddisfare due condizioni:

  1. il lavoratore non è stato residente in Italia nei due periodi d’imposta precedenti il trasferimento e si impegna a risiedervi per almeno due anni
  2. l’attività lavorativa è svolta prevalentemente nel territorio italiano.

Per il primo punto va fatta una precisazione sul concetto di residenza fiscale. Secondo il Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR): “si considerano residenti le persone che per la maggior parte del periodo di imposta sono iscritte nelle anagrafi della popolazione residente o hanno nel territorio dello Stato il domicilio o la residenza“. Ne consegue che, se si è iscritti all’anagrafe per meno di 183 giorni (365/2) l’anno, non si viene considerati residenti da un punto di vista fiscale. Ciò significa che – per soddisfare la condizione – non è necessario risiedere all’estero per due anni interi, ma solo per la maggior parte di due anni solari consecutivi. Facciamo due esempi per capire meglio:

Scenario 1: Giovanni vive a Londra dal 1° febbraio 2016 al 5 luglio 2017, per un totale di 521 giorni. Vediamo se Giovanni soddisfa i requisiti per ottenere i benefici fiscali per i lavoratori impatriati.

  • Giorni di residenza all’estero nel 2016: 335 (92% del totale)
  • Giorni di residenza all’estero nel 2017: 186 (51% del totale)

In entrambi gli anni ha risieduto all’estero per più del 50% dei giorni. Avendo avuto residenza fiscale all’estero per due anni consecutivi, Giovanni soddisfa il requisito.

Scenario 2: Francesca vive a Berlino dal 3 agosto 2018 al 5 maggio 2020, per un totale di 641 giorni.

  • Giorni di residenza all’estero nel 2018: 150 (41% del totale)
  • Giorni di residenza all’estero nel 2019: 365 (100% del totale)
  • Giorni di residenza all’estero nel 2020: 126 (34% del totale)

Francesca risulta residente all’estero da un punto di vista fiscale solamente per un anno (il 2019) e quindi non soddisfa il requisito.

Rientro dei cervelli: durata ed entità dei benefici fiscali

I lavoratori che soddisfano le condizioni elencate nel paragrafo precedente ottengono un abbattimento del reddito imponibile per cinque anni a partire da quando la residenza viene trasferita.

Questi benefici valgono sia per il reddito di lavoro dipendente che per il reddito di lavoro autonomo.

A seconda della regione in cui si prende residenza, la base imponibile viene abbattuta del 70% o del 90% (il 90% vale per le seguenti regioni: Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna, Sicilia).

Ad esempio, supponiamo di prendere residenza in Lombardia e di avere un reddito di €30.000. Per cinque anni, verrebbe tassato solo un importo di €9.000, mentre i restanti €21.000 sarebbero esentasse. Se prendessimo residenza in Sicilia, invece, il reddito imponibile sarebbe di €3.000 ed i restanti €27.000 sarebbero esentasse.

I benefici fiscali si applicano per altri cinque periodi d’imposta ai lavoratori che soddisfano almeno una delle seguenti condizioni:

  • almeno un figlio minorenne o a carico
  • proprietari di almeno un’unità immobiliare residenziale in Italia acquistata dopo il trasferimento o nei 12 mesi precedenti.

Per il periodo di prolungamento, la base imponibile viene abbattuta del 50%. Per i lavoratori con almeno tre figli minorenni o a carico l’abbattimento è del 90%.

Come ottenere i benefici

Vediamo cosa bisogna fare per ottenere i benefici fiscali:

  • Lavoratori dipendenti: presentare una richiesta scritta al datore di lavoro, contenente le proprie generalità, la data di rientro in Italia e della prima assunzione in Italia, la dichiarazione di possedere i requisiti previsti dal regime agevolativo e l’attuale residenza in Italia. Il datore di lavoro applica il beneficio dal periodo di paga successivo alla richiesta; se il datore di lavoro non ha potuto riconoscere l’agevolazione, il contribuente può fruirne direttamente nella dichiarazione dei redditi.
  • Lavoratori autonomi: possono accedere al regime agevolato direttamente nella dichiarazione dei redditi.

Le novità introdotte dalla legge di bilancio 2021

La legge di bilancio 2021 ha stabilito che l’estensione per ulteriori cinque anni valga anche per coloro i quali abbiano già trasferito la residenza in Italia prima del 30 aprile 2020 e che al 31 dicembre 2019 risultano beneficiari del regime per i “lavoratori impatriati”. Come detto in precedenza, è possibile estendere i benefici a patto che le condizioni vengano rispettate (avere almeno un figlio minorenne o a carico oppure essere proprietari di almeno un’unità immobiliare).