Il sistema pensionistico italiano si basa sulla previdenza di base obbligatoria (la pensione pubblica) e sulla previdenza complementare (chiamata anche pensione integrativa). Lo scopo della previdenza complementare è di integrare – ma non sostituire – la pensione statale, per assicurare un livello adeguato di tutela pensionistica.
È evidente ormai da anni che il sistema pensionistico pubblico italiano, basato sul metodo di finanziamento a ripartizione, non sia sostenibile in una società che ha una proporzione di anziani sempre più alta.
Per questo motivo, oggi in Italia la previdenza complementare ricopre un ruolo di fondamentale importanza e tutti dovrebbero iniziare a contribuirvi fin da giovani.
In questo articolo andremo a vedere in cosa consiste la previdenza complementare e quali sono i vari tipi di fondi pensione.
Come funziona la previdenza complementare
La pensione pubblica è basata sul criterio della ripartizione, per cui i contributi di tutti i lavoratori servono a pagare le pensioni di tutti i pensionati. Al contrario, la previdenza complementare si basa su un sistema di finanziamento a capitalizzazione: per ogni partecipante viene creato un conto individuale nel quale affluiscono i versamenti che vengono poi investiti attraverso degli intermediari finanziari. Questi versamenti possono essere investiti in azioni, obbligazioni, fondi d’investimento, etc.
Al momento del pensionamento si riceverà una rendita costituita dai contributi versati più eventuali plusvalenze derivanti dagli investimenti.
Le forme di previdenza complementare sono volontarie. Infatti, chiunque può scegliere liberamente se aderirvi o meno: dipendenti pubblici e privati, lavoratori autonomi, liberi professionisti, lavoratori con contratti atipici, soggetti fiscalmente a carico e tutti coloro che non svolgono un’attività lavorativa.
Quali sono i vari tipi di fondi pensione
Tra le forme di previdenza complementare, ci sono quattro tipi di fondi:
- Fondi chiusi di origine “negoziale”
- Fondi aperti
- Piani individuali pensionistici (PIP)
- Fondi preesistenti
I fondi chiusi di origine “negoziale”, o fondi negoziali, vengono istituiti dai rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro nell’ambito della contrattazione nazionale, di settore o aziendale. Vengono chiamati “chiusi” in quanto l’adesione a questi fondi è consentita soltanto ad alcune categorie di lavoratori.
I fondi aperti sono istituiti direttamente da intermediari finanziari, come ad esempio banche, assicurazioni, società di gestione del risparmio (SGR) e società di intermediazione mobiliare (SIM). Essi sono attivabili sia da soggetti lavoratori che non lavoratori. Inoltre, la sottoscrizione è consentita sia a livello individuale che collettivo.
I PIP rappresentano i contratti di assicurazione sulla vita con finalità previdenziale. Il ramo assicurativo di riferimento può essere il ramo I (le polizze tradizionali) o il ramo III (le polizze Unit-linked).
Infine, i fondi pensione preesistenti sono fondi già esistenti al 15 novembre 1992, ovvero prima del Decreto legislativo del 21 aprile 1993, n. 124 che ha istituito la previdenza complementare. Questi fondi hanno caratteristiche proprie che li distinguono dai fondi istituiti successivamente.
Le agevolazioni fiscali dei fondi pensione
Il regime fiscale dei fondi pensione prevede dei vantaggi assenti negli altri tipi di risparmio:
- I contributi versati al fondo sono deducibili dal proprio reddito IRPEF fino ad un limite massimo di €5.164,57 l’anno. Questo permette di abbassare il proprio reddito imponibile e quindi pagare meno tasse.
- I rendimenti maturati sono tassati con un’aliquota massima del 20%. In confronto, la maggior parte delle altre forme di risparmio finanziario è tassata al 26%.
- Nella fase delle prestazioni, o rendite, il capitale in precedenza contribuito viene tassato con un’aliquota agevolata che varia tra il 9% e il 15% in base agli anni di partecipazione al fondo.
- Le anticipazioni, o riscatti, per far fronte a spese sanitarie straordinarie sono tassate con un’aliquota agevolata che varia tra il 9% e il 15% in base agli anni di partecipazione al fondo. Le anticipazioni per altri tipi di richieste (acquisto prima casa o specifici motivi personali) sono tassate al 23%.
Alcuni numeri riguardo la previdenza complementare in Italia
La relazione annuale COVIP (Commissione di vigilanza per i fondi pensione) per il 2019 riporta dati interessanti sulla crescita dei fondi pensione.
Il totale degli iscritti alla previdenza complementare a fine 2019 è di 8,3 milioni, il 4% in più rispetto all’anno precedente. In percentuale rispetto alla forza lavoro, il tasso di copertura si attesta al 31,4%. I fondi negoziali contano 3,1 milioni di iscritti, oltre 1,5 milioni sono gli iscritti ai fondi aperti e 3,3 milioni ai PIP, mentre poco più di 600.000 sono gli iscritti ai fondi preesistenti.
Le risorse accumulate dalle forme pensionistiche complementari totalizzano 185,1 miliardi di euro, il 10,7% in più rispetto all’anno precedente. Esse rappresentano il 10,4% del PIL ed il 4,2% delle attività finanziarie delle famiglie italiane.
I PIP restano i prodotti più onerosi: su un orizzonte temporale di dieci anni, l’Indicatore Sintetico dei Costi (ISC) è in media del 2,20%. Si conferma, invece, la minore onerosità dei fondi pensione negoziali: sul medesimo orizzonte temporale, l’indicatore è dello 0,40%. È dell’1,35% per i fondi pensione aperti.