Negli ultimi anni, il Piano di Accumulo del Capitale (PAC) è diventato un tipo di investimento abbastanza diffuso tra gli investitori italiani. La sua semplicità lo rende particolarmente adatto a chi non è molto esperto o a chi non vuole dedicare troppo tempo a gestire il proprio portafoglio. Andiamo a vedere cos’è e come funziona.
Cos’è un Piano di Accumulo (PAC)?
Il Piano di Accumulo del Capitale (PAC) è una tipologia di investimento che permette di investire importi costanti ad intervalli di tempo prestabiliti.
Al momento della sottoscrizione di un PAC, bisogna stabilire:
- L’importo del versamento: solitamente si dovrà scegliere l’importo del versamento iniziale e dei versamenti successivi. L’importo minimo varia da €50 a qualche migliaio di euro, a seconda dell’istituto finanziario.
- La frequenza dei versamenti: mensile, bimestrale, trimestrale, etc.
- La durata complessiva del PAC: in genere da un minimo di un anno ad un massimo di 40 anni.
- Il fondo in cui si vuole investire: si possono scegliere uno o più fondi comuni di investimento o ETF. Non è possibile invece investire direttamente in titoli azionari.
Questi criteri vengono stabiliti in partenza e, in certi casi, possono essere modificati successivamente.
Per aprire un PAC basta rivolgersi alla propria banca o ad un sito di consulenza finanziaria come ad esempio Moneyfarm.
Come funziona un PAC? Un esempio pratico
Facciamo un esempio pratico per capire come funziona un PAC. Giorgio ha 29 anni e decide che è arrivato il momento di investire parte dei suoi risparmi nel mercato finanziario. Giorgio è un impiegato e ha uno stipendio mensile fisso, il che si presta particolarmente bene ad investimenti ricorrenti come un PAC.
Inoltre, non essendo un esperto di finanza, Giorgio non sa se il mercato si trova in una fase di rialzo o di ribasso e quindi preferisce investire piccole somme costanti nel tempo, minimizzando i rischi rispetto ad un investimento in un’unica tranche. Dopo aver letto questo articolo, Giorgio decide di sottoscrivere un piano di accumulo con la sua banca.
Al momento della sottoscrizione decide di investire €100 nella rata iniziale e in ognuna delle rate successive. Inoltre, Giorgio decide di versare la rata con cadenza mensile (12 rate l’anno) per 10 anni. In totale verserà €12.000 nella durata del piano (€100*12*10).
Infine, la decisione più importante: in quale fondo investire i propri risparmi. Per minimizzare i costi ed ottenere una buona diversificazione, Giorgio sceglie di suddividere i suoi investimenti in due ETF: uno azionario e uno obbligazionario. Rispetto agli ETF, i fondi comuni sono tendenzialmente più costosi e statisticamente non offrono ritorni superiori.
Dopo aver preso queste decisioni iniziali, Giorgio delega alla sua banca l’acquisto periodico degli strumenti finanziari che ha scelto. Prima di ogni versamento, la banca addebiterà il suo conto corrente per l’importo prestabilito.
Dopo 10 anni, allo scadere del PAC, non ci saranno più rate da pagare e Giorgio potrà decidere se tenere o vendere l’investimento.
Quali strumenti posso acquistare con un PAC?
Con un PAC si può investire solamente nei cosiddetti OICR (Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio). In pratica, gli OICR includono i fondi comuni di investimento, le Sicav e gli ETF. Gli ETF si stanno diffondendo sempre di più anche in Italia grazie ai loro costi bassi.
È importante anche fare una distinzione tra fondi aperti e fondi chiusi: i fondi aperti danno il diritto ai partecipanti di chiedere il rimborso delle quote in qualsiasi momento, i fondi chiusi no. Gli ETF sono sempre fondi aperti.
Quanto costa un piano di accumulo?
I costi possono variare a seconda dell’intermediario e del fondo che scegliamo. Per fare chiarezza, possiamo suddividere i costi in due categorie:
- Costi di intermediazione: anche chiamati diritti fissi, sono delle commissioni che si pagano al momento della sottoscrizione di un PAC e, successivamente, ad ogni versamento. Solitamente si tratta di un costo fisso che non dipende dall’importo investito.
- Costi degli strumenti finanziari: queste sono le spese che incidono di più, poiché vengono calcolate come una percentuale dell’importo investito. Dipendono dal tipo di fondo che si sceglie e tendono ad essere (molto) più basse per gli ETF. Vediamo le componenti principali:
- Costo di gestione del fondo: è una % dell’importo investito e viene addebitata annualmente. Viene applicata a tutti i fondi, ma è di gran lunga inferiore per gli ETF rispetto ai fondi comuni.
- Commissioni di ingresso: sono una % dell’importo complessivo che verrà investito nel PAC. Questi costi sono spalmati su tutta la durata del PAC, anche se una parte importante va pagata all’inizio. Non vengono applicate agli ETF.
- Costi di chiusura anticipata: eventuali commissioni che vengono applicate se il risparmiatore decide di chiudere il PAC anticipatamente rispetto alla durata prestabilita. Diventano sempre più bassi man mano che ci si avvicina alla scadenza del piano.
I vantaggi di un PAC
- È flessibile: permette di scegliere importo, frequenza delle rate e durata. In questo modo risulta essere una soluzione di investimento adatta anche ai piccoli risparmiatori, soprattutto a quelli con un reddito stabile.
- Riduce il rischio di stagionalità: investendo a poco a poco, si evita di investire tutto il proprio capitale nel momento in cui i prezzi sono ai massimi, riducendo l’impatto della volatilità del mercato.
- Crea l’abitudine al risparmio: una volta sottoscritto un PAC, il sottoscrittore sa che l’importo definito verrà versato periodicamente in modo automatico, senza doverci pensare.
- Elimina la componente emotiva dagli investimenti: a volte siamo portati a fare un investimento in un titolo nel momento in cui se ne parla tanto, per paura di farci sfuggire un’occasione. Purtroppo, questa strategia molto spesso risulta essere sbagliata. Comprare in modo automatico e frequente con un PAC elimina totalmente il fattore emotivo.
Gli svantaggi di un PAC
- Costi elevati: come abbiamo visto, ci sono molte voci di spesa legate ai PAC. Dato che alcune spese sono fisse e non dipendono dall’importo investito, i PAC possono risultare onerosi per i risparmiatori che hanno piccole somme a disposizione. Per limitare i costi consigliamo di scegliere un ETF quando è possibile farlo.
- Penali per chiusura anticipata: qualora il sottoscrittore decidesse di terminare il PAC in anticipo, la banca potrebbe addebitare delle penali.
Il regime fiscale dei PAC
Per i PAC, così come per altri strumenti finanziari, le plusvalenze vengono tassate con un’aliquota del 26% al momento della vendita dell’investimento.
Inoltre, la legge non prevede alcuna deducibilità fiscale per i versamenti ad un PAC (a differenza dei versamenti ai fondi pensione, deducibili dal reddito dell’aderente fino a 5.164,57 euro all’anno).
Le origini del PAC: il dollar cost averaging
Già molti decenni prima dell’introduzione dei piani di accumulo come tipologia di investimento in Italia, in tutto il mondo veniva utilizzata una strategia simile, chiamata dollar cost averaging.
Il dollar cost averaging (DCA) è una strategia di investimento con cui un investitore suddivide l’importo totale da investire in tanti importi uguali, effettuando acquisti periodici nel tentativo di ridurre l’impatto della volatilità del mercato. Gli acquisti avvengono ad intervalli regolari, indipendentemente dal prezzo del titolo. Più sono vicini tra loro gli acquisti, più si riduce il rischio legato alla volatilità. Uno dei più famosi sostenitori del DCA fu Ben Graham, maestro del celebre Warren Buffett.
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