Che cos’è uno short squeeze? Le storie di Gamestop e Volkswagen

Che cos’è uno short squeeze? Le storie di Gamestop e Volkswagen

A metà gennaio 2021 si è scatenata un’interessante battaglia tra un esercito di piccoli investitori da una parte ed alcuni hedge fund dall’altra. L’oggetto della contesa erano le azioni di GameStop, azienda americana attiva nel settore della vendita di videogiochi quotata nella borsa di New York.

Questo episodio ricorda ciò che è successo al titolo di Volkswagen nel 2008, quando, per qualche istante, la casa automobilistica tedesca è diventata l’azienda con la più alta valutazione al mondo.

Come vedremo nei paragrafi successivi, in entrambi i casi tutto ruota intorno al concetto di short squeeze. Questo fenomeno si verifica quando il prezzo di un titolo con un’alta percentuale di azioni vendute allo scoperto sale rapidamente, obbligando gli short sellers a comprare il titolo per evitare maggiori perdite, il che a sua volta provoca un ulteriore aumento del prezzo.

GameStop: quando la borsa diventa un videogioco

GameStop è un’azienda che vende videogiochi principalmente attraverso i propri negozi fisici. Negli ultimi anni, con l’avvento dell’e-commerce e dei videogiochi online, l’azienda ha visto diminuire la propria quota di mercato.

Wallstreetbets è un canale su Reddit dove milioni di persone discutono di investimenti. Si tratta di un forum dove chiunque è libero di esprimere la propria opinione e condividere le proprie idee.

A giugno 2019 un utente di Wallstreetbets iniziò a comprare opzioni call sull’azione GameStop con scadenza a gennaio 2021. In pratica, questo signore stava scommettendo che il prezzo delle azioni GameStop sarebbe salito parecchio entro la data di scadenza delle opzioni. In quel periodo il valore delle azioni oscillava intorno ai $5.

Due mesi dopo, ad agosto 2019, Michael Burry – famoso investitore da cui è stato ispirato il film La grande scommessa – dichiarò di aver acquisito il 3% delle azioni GameStop. Burry pensava che il valore dell’azienda fosse sottovalutato e pubblicò una ricerca in cui evidenziava che il 90% dei negozi GameStop generano flussi di cassa positivi.

Nei dodici mesi successivi GameStop oscillò tra i 2 e i 5 dollari per azione. Il consenso di Wall Street era che il declino dell’azienda fosse ormai inevitabile. A quel punto però successe qualcosa di inaspettato. Ad agosto 2020, Ryan Cohen, fondatore di Chewy (azienda e-commerce che vende cibo per animali), comprò il 10% di GameStop. La sua idea consisteva nell’applicare la sua esperienza nell’e-commerce per revitalizzare l’azienda.

Qualche settimana dopo, a settembre 2020, un altro utente di Wallstreetbets pubblicò un articolo notando che oltre il 120% delle azioni GameStop erano vendute allo scoperto. Vendere allo scoperto consiste nel prendere in prestito un’azione di cui non si è proprietari per venderla sul mercato con l’aspettativa di poterla ricomprare ad una data futura ad un prezzo inferiore. In pratica è una scommessa sul ribasso del prezzo di un’azione. Quest’utente ipotizzò che se il prezzo fosse salito, gli short seller sarebbero stati obbligati a comprare per evitare ulteriori perdite, il che avrebbe provocato un ulteriore aumento del prezzo. Questo fenomeno viene chiamato short squeeze.

L’11 gennaio 2021 Ryan Cohen entrò a far parte del CdA di GameStop. Dopo l’annuncio, le azioni salirono del 13% a circa $20.

Da lì in poi si è scatenato l’interesse di migliaia di persone, che su Wallstreetbets scambiavano idee e credevano che Ryan Cohen avrebbe salvato GameStop trasformandola in un’azienda tecnologica. La battaglia tra hedge fund da una parte – che scommettevano sul ribasso del prezzo – e piccoli investitori dall’altra – che scommettevano sul rialzo – ebbe inizio.

I piccoli investitori iniziarono a comprare azioni ed opzioni call per far salire il prezzo e far scattare lo short squeeze. Il 21 gennaio le azioni chiusero a $43 e dal quel momento partì una scalata che nel giro di una settimana le portò a toccare un picco di $483 per azione. Un aumento del 1000% in una settimana!

Volkswagen: la più grande azienda del mondo

A fine 2008, per un breve istante, Volkswagen è diventata l’azienda più preziosa del mondo, con una capitalizzazione superiore a quella di Exxon, General Electric e Microsoft.

Il 28 ottobre 2008, dopo aver chiuso la settimana precedente a quota €210,39, il titolo tedesco è schizzato raggiungendo un massimo intraday di circa €1.000.

Questa incredibile impennata ebbe inizio quando Porsche annunciò di aver aumentato le proprie partecipazioni in Volkswagen.

Alcuni hedge fund avevano sostanziali posizioni short in Volkswagen, poiché ritenevano che l’azienda fosse sopravvalutata. L’annuncio di Porsche ha colto questi fondi di sorpresa. Si stima che il 112% delle azioni della Volkswagen fosse stato preso in prestito, e quando i venditori allo scoperto cercarono di comprare il titolo per coprire le loro posizioni, scoprirono che c’era fondamentalmente zero liquidità, il che fece impennare il titolo vertiginosamente. Lo short squeeze però non durò a lungo. La maggior parte degli hedge fund riuscirono a mantenere la loro posizione short e furono ripagati quando le azioni Volkswagen crollarono del 70% un mese dopo.